Ho vissuto la vita di casa e di famiglia fino a quando i tempi del lavoro e della crescita personale mi hanno portato altrove, ma sono rimasto profondamente legato a quelle piccole e grandi consuetudini che avevano la cucina e la tavola come spazi e dimensioni privilegiate. Man mano che gli anni passavano, il ricordo di quei piatti tornava prepotentemente alla ribalta ed è per questo che ho provato a tornare indietro nel tempo, a scavare nella memoria più profonda e a individuare i profumi, i sapori e le emozioni di allora.
Non è stato un esercizio di pura nostalgia, ma la risposta tangibile e preziosa a un bisogno di concretezza e stabilità che si fa strada in un’epoca in cui tutto sembra virtuale e nulla appare così reale da dare segnali di certezza e di rassicurazione. Nel ripercorrere un rapporto con il cibo semplice e immediato emergono con chiarezza i tre caratteri essenziali di quella cucina: il legame stretto con la stagionalità, l’origine territoriale degli ingredienti e un modo di cucinare che attribuiva valore al tempo. Forse anche per questo appaiono così rassicuranti.
Chissà se per andare avanti non dovremo tornare un po’ indietro?