È un luogo comune, assodato e inamovibile: Cuneo città austera e severa, possente e paziente, dove non succede mai nulla… il grigio più opaco e deprimente, insomma.
E invece no: queste pagine parlano di luci, di fiori, di profumi, di tappezzerie damascate, di rara eleganza, di colori preziosi e di eleganti toilettes.
Parlano di vita e, soprattutto, parlano di note: presenze costanti che aleggiano per ogni dove e animano col loro soffio invisibile angoli e piazze, chiese e “salotti buoni” di questa incredibile città.
Il tutto, poi, filtrato da quell’impalpabile atmosfera così piena di charme, così sfacciatamente e deliziosamente rétro di una Belle Époque forse provinciale, ma non per questo meno affascinante.
Come in un vecchio film, dove affiorano e si riflettono – in un raffinato gioco di specchi – antichi muri segnati dal tempo e sfavillanti sale da ballo, austeri gentiluomini e civettuole totine, suoni di strada e struggenti melodie, echi e fragranze di note di un tempo che fu, conservati miracolosa­mente in vita nelle pagine saporose e colorite di un giornale quotidiano di allora…