Pubblicato a Catania dall’editore Giannotta nel 1897, dopo un complesso iter editoriale e contrattuale, Fausto Bragia e altre novelle, con la sua struttura tripartita, condensa in un unico volume alcuni fra i motivi più cari al Luigi Capuana fin de siècle: l’adulterio e la casistica della passione, il binomio genio-follia, la fobia dell’eros e il potere distruttivo della belle dame sans merci, la suggestione e l’occulto, l’arte di ridere e la sempre fertile pratica della vis comica.
Al centro della raccolta, pur in un’ispirazione eclettica e proteiforme, resta il motivo autobiografico della creazione artistica, del profondo travaglio psicofisico connesso all’esercizio stesso della fantasia, dell’angoscioso passaggio dal «concetto» alla «forma». Molti dei protagonisti delle novelle – dal pittore Mario Procci al narratore disilluso Giorgio*** – sono allora riflessi dell’autore, frazioni scisse della sua personalità, maschere letterarie attraverso cui Capuana, io individuale e io-scrittore collettivo, esorcizza i propri turbamenti di «uomo di genio».