Nel 1925 Za la Mort, eroe del cinema muto italiano, diventa protagonista di un romanzo cinematografico dal titolo eponimo. Chi lo scrive è il suo creatore, Emilio Ghione, regista e attore – tra i maggiori divi del nostro cinema – che ha conosciuto, negli anni della Grande Guerra, fama internazionale. Ghione è anche l’interprete di Za la Mort: un connubio totale che segna, nel bene e nel male, la sua carriera. Con il Dopoguerra, il cinema italiano vive una grande crisi. Molti beniamini del pubblico sono costretti ad abbandonare le case di vetro per sempre o a emigrare in Germania. Tra questi ultimi troviamo anche Ghione, che a Berlino gira un film, L’incubo di Za la Vie (1924), alla base di questo romanzo. Ma già l’anno successivo rientra in Italia. Za la Mort è pubblicato in appendice a «Il Mondo» di Amendola e poi riedito nel 1928 da Nerbini, illustrato dal grande Giove Toppi, nella versione definitiva che qui riproponiamo. Ghione morirà due anni dopo, alle soglie del cinema sonoro. Giacché i film di Za risultano in larga parte dispersi o incompleti, il romanzo (assieme al successivo L’ombra di Za la Mort) è l’unica sua avventura giunta integra ai giorni nostri.
Il curatore
Denis Lotti (Vicenza, 1975) è dottore di ricerca in Storia del cinema. Si occupa di cinema muto italiano, in particolare di divismo maschile e di cinema coloniale. Fra le sue ultime pubblicazioni: Emilio Ghione l’ultimo apache (Cineteca di Bologna, 2008). Cura un archivio di immagini cinematografiche on line (Archivio Denis Lotti). Di Ghione prepara anche la riedizione, in un unico volume, del saggio sul cinema italiano (La parabole du cinéma italien, 1930), pubblicato a Parigi, e dell’autobiografia (Memorie e confessioni, 1929). Collabora attivamente all’Airsc - Associazione Italiana per le Ricerche di Storia del Cinema e alla rivista «Immagine. Note di storia del cinema».