Questo libro racconta la storia del generale Alceo Cattalochino, Medaglia d’Oro al Valor Militare, caduto in un micidiale assalto a Mesnjak nel torrido agosto del 1917 quand’era al comando del 274° Reggimento Fanteria della giovane Brigata Belluno. Nato a Terni nel 1863, aveva frequentato la Scuola Militare di Modena per uscirne sottotenente nella Brigata Livorno. Poi era stato nel 3°, 7°, 8° e nel 2° Reggimento alpini al comando del Battaglione Saluzzo col quale entrò nella Grande Guerra in Carnia. Dagli Alpini tornò nella Fanteria al comando del 149° della Brigata Trapani vicino all’Isonzo e poi a quello del 157° della Brigata Liguria sul Pasubio col Generale Achille Papa. Sull’Isonzo tornò nel 1916 al comando della Brigata Abruzzi che era nei pressi di Gorizia dopo che la città era caduta in mano italiana dall’8 agosto. Nel luglio del 1917 fu nominato comandante del 274° Reggimento Fanteria della Brigata D, poi Brigata Belluno. Alla vigilia di una serie di terrificanti assalti sull’altipiano dei Lom (a nord della Bainsizza) era stato destinato al comando di una brigata, ma aveva chiesto ed ottenuto di non lasciare i suoi uomini al loro primo attacco. Quest’atto di amore gli era costato la vita. L’Autore ha ricostruito questa storia partendo dall’analisi dei documenti personali dell’ufficiale, assolutamente inediti, e da quelli conservati all’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito. Ma altri due uomini avrebbero riunito il loro destino a quello di Alceo Cattalochino andando verso l’estate del 1917 e, un po’, questo libro parla anche di loro.