Luca ha appena dieci anni quando muore per la prima volta. Mentre percorre come ogni giorno i viali del camposanto, dove lo aspetta il sorriso di Rita, un oscuro dettaglio attira la sua attenzione: l’immagine su una lapide raffigura un ragazzo che non solo gli somiglia ma porta anche il suo stesso nome. Da quel momento inizia per il protagonista un rapporto di confidenza con il lutto, in cui la visione della morte marca talmente la sua realtà da spingerlo a dialogare con i defunti che trasporta durante il suo lavoro per una ditta di onoranze funebri. A chi gli domanda di cosa si occu­pas­se prima di avere a che fare con gli scomparsi, Luca risponde con di­sar­mante semplicità: «Non ricordo di aver mai fatto altro».
La scoperta d’essere gravemente malato lo costringe però a riconsiderare il rapporto con la vita: il legame con i genitori, le stagioni dell’amore, il peso della memoria, il senso sfuggente dell’esistenza e la coscien­za inquieta di dover prima o poi osservare oltre il baratro. Ma l’inaspet­tato incontro con Laura, al padiglione numero 5 dell’ospedale cittadino in cui vengono assistiti i malati terminali, trasforma il suo viaggio interiore in un vero viaggio con destinazione Paradiso, in Svizzera. Lungo il percorso i due imparano a cono­scersi e forse anche a innamorarsi, consapevoli che ogni amore, anche il più grande, è destinato a conoscere una fine.