In un mondo dominato dalla tecnologia che è andata oltre la sua funzione di supporto, rischiando di trasformare i rapporti umani e banalizzando l’essenza stessa del sapere umanistico, queste pagine di vita, reale e idilliaca, rappresentano un cammino.
La meta che l’autrice si prefigge di raggiungere è il superamento della frattura generazionale attraverso un confronto vivace, scorrevole e non senza ironia, tra i temi eterni della vita: dall’amore alla solitudine, dalla ricerca di sé alla fede, rivisitati alla luce dell’insegnamento di quelle radici culturali indispensabili per evitare la “glaciazione tecnologica” (E. Gioanola).
Cercare l’uomo nell’uomo secondo Dostoevskij è più che mai necessario oggi nella “marea dell’oggettività”, nel trionfo di un’apparenza che cela il vuoto, il malessere esistenziale, la disperazione.
Così come lo è scoprire la grande Poesia e – accecati dalla ricerca frenetica di oggetti sempre più attuali e subito desueti – accorgersi, con lieta meraviglia, che ci si può sentire appagati dalla sua luminosa bellezza, eternamente valida e giovane.