Come un mosaico di venti tessere, tutte della stessa grandezza ma di colori differenti, Iskander raccoglie e riflette gli interessi e i campi di indagine dell’autore, che intreccia il tessuto personale con quello umanamente universale, coinvolgendo il lettore in un processo di immedesimazione in luoghi, tempi ed episodi, che è proprio della narrativa contemporanea.
Di racconti infatti si tratta, alcuni brevi, quasi istantanee, altri più corposi, accomunati dal fil rouge di ciò che resta alla fine di ogni esperienza: la famiglia, la terra in cui si è nati e a cui si vuole fare ritorno, lo sport e la musica, stili di vita quasi poetici, l’ambivalenza del viaggio, foriero di rifles-sioni, ma anche modo per comprendere tradizioni e vissuti estranei solo in superficie, il sudore della fronte, che nel lavoro quotidiano diviene sacrificio ed emancipazione.
Iskander tiene “a briglie strette” l’avvocato e il giornalista, ma permette loro un trotto leggero, così da far emergere lo scrittore, in tutta quella che i latini chiamavano humanitas, un insieme di terra e cuore.