Il protagonista racconta più di mezzo secolo, vissuto prevalentemente a Milano: dalla Milano di Rocco e i suoi fratelli e del Ponte della Ghisolfa a quella degli chef stellati, attraverso la Milano degli anni di piombo e gli anni della Milano da bere. Il percorso è compreso tra il 1957 e il 2020, tra due pandemie: l’Asiatica ne segna l’inizio, con la morte di un compagno di scuola, il Covid ne segna la fine con la morte della madre. La narrazione procede tra le due perdite, entrambe vissute come ingiustizie destinate a rimanere impunite: l’adolescenza in periferia, gli studi tecnici, quelli universitari, l’attività politica, l’amore. Altri due momenti, questa volta ravvicinati, sono decisivi: quello in cui il protagonista rifiuta la responsabilità di essere padre e quello in cui sceglie la lotta armata e la clandestinità, restandone disilluso e deluso ben presto, ma comunque troppo tardi per tornare ad una vita “normale”. Dopo decenni, il dolore e l’indignazione per la morte della madre in una Rsa sembrano condurlo nuovamente a scelte estreme