Mauro sarebbe voluto restare là ad ascoltare il sibilo calmo di quel vento che in Sardegna sa essere molto gentile quando toglie peso alle cose. Ad ammirare la danza delicata del tempo, che rallenta e si ferma e che concede, a chi la sa ascoltare, la possibilità di riconoscere il senso di quelle stesse cose.
Laura si voltò verso di lui e gli porse una mano. Nell’alzarsi, Mauro notò di sfuggita in fondo all’orizzonte uno spicchio di luna appena abbozzato.
Guardò Laura, che nel frattempo aveva inforcato la bicicletta, e sorrise anche lui. In verità più a quel paesaggio, che avrebbe giurato fosse eterno e che gli sembrò suo amico, che all’amica in carne e ossa che gli aveva aperto il mondo che un giorno lo avrebbe richiamato a sé.
Leggère leggère, le parole di Laura lo ridestarono dalla visione dalla quale si sentì rapito:
«Mauro Carta a te sto aspettando».
Entrambi si rimisero a pedalare, in direzione della chiesa.