Autore “popolare” ormai passato a pieno titolo tra i classici della nostra letteratura, Emilio Salgari va considerato anche come uno di quegli uomini “che fecero l’Italia”, come scriveva Giovanni Spadolini in un suo libro di vari anni fa, da mettere accanto a Cavour, a Mazzini, a Garibaldi, o ad altre figure del suo tempo, per quel senso di appartenenza, di coscienza unitaria, che intere generazioni hanno tratto dalla lettura dei suoi libri. Egli interpreta, nei modi affabulanti del mito e nelle creazioni di indimenticabili personaggi, le tendenze e i valori più profondi della sua età: quelli del Positivismo e dell’Imperialismo, della conquista degli spazi, della lotta per la supremazia e la sopravvivenza, dei conflitti fra razze su scala planetaria, con la lealtà, il coraggio, l’esotico e l’empito da melodramma che alla sua scrittura ne proviene. Su questa linea di sviluppo si muovono i contributi critici scritti da Mario Tropea lungo un arco ormai ampio di anni, qui raccolti nel centenario della morte del nostro grande scrittore dell’avventura, che coincide anche, significativamente, con il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia.