Scrive GianPiero Casagrande nella presentazione di questo libro: “La montagna è vita o ricordo di vita che pulsava e che ancora pulsa, sia pure sottotraccia. Così è Elva, così è per chi ha la fortuna di vederla e di innamorarsene, sia pure di un amore razionale, come quello che traspare dalle pagine di Giacinto Bollea, un viaggio mentale più che fisico (ma “viaggiare necesse est”), un’intima ricerca di un luogo che è anche di un’origine, di una radice un tempo piantata e salda, nonostante la durezza della terra di lassù.
Un viaggio percorso con gli strumenti fratelli della prosa e della poesia, ma anche con l’accompagnamento della filosofia e di una religiosità che appare in montagna più forte, poiché campanili e monti hanno “un’anima verticale” in comune. Il senso del sacro è anche nei nomi, se è vero che Maira indicava in antico una sorgente, appunto, sacra, in grado di permeare i luoghi intorno della propria aura”.

Qualcosa si deve anche minimamente presumere, scrivendo un libro. Quello qui presentato non vuole certo misurarsi con un luogo come Elva – sarebbe follia presumerlo o anche solo immaginarlo –, ma offrirsi in primo luogo come invito, forse singolare, a conoscerlo in tutto ciò che esso offre e che è, con tutta evidenza e per universale riconoscimento, moltissimo. Questo luogo, rivisitato, non cessa di essere nuovo e sorprendente ogni volta e tanto più se si considera che gli è propria una grande opera d’arte custodita nella chiesa. È dunque giusto parlare di una sorta di pellegrinaggio che si è via via mutato in un collage di riflessioni le quali toccano sia il paesaggio che l’opera pittorica di Hans Clemer, il “Maestro d’Elva”. Un contributo necessariamente personale e dunque ristretto che si avvale tuttavia di prosa e anche di un po’ di poesia, proprio perché la ricchezza del luogo sopporta bene qualche risposta non usuale e dunque più libera e immaginifica. Questo piccolo libro vorrebbe, in più, testimoniare, quasi con il renderle omaggio, di una realtà naturale e storica unica che mai come in questi nostri discendenti tempi è stata – e si spera rimarrà nonostante tutto – preziosa in quella integrità che oggi è ancora sostanzialmente salva.