La medicina non sarà nata in Italia ma ha percorso tappe decisive del suo sviluppo in Occidente proprio nel Bel Paese, dall’anno Mille al Rinascimento quanto meno. Il volume di Willy Burguet, francofono poliglotta e amico tenace, prova a ricordarne alcune in seno a una brevità nutrita di divulgazione ma anche di avvertita passione per la cultura italiana tutta: l’opera di Trotula di Ruggiero, la prima ginecologa della storia della medicina, dottoressa della Scuola medica di Salerno; il funzionamento dell’ospedale quattrocentesco della Scala, a Siena; il manuale contro la peste del Maestro fiorentino Buonagrazia; l’invenzione veneziana del lazzaretto e della quarantena; la vita straordinaria, a Padova e alla corte di Carlo Quinto, del primo anatomista moderno, Andrea Vesalio. Di più. Il libro tenta di cogliere finanche il significativo ruolo sociale delle confraternite di Firenze e delle Scuole di Venezia, soprattutto quello della Venerabile Arciconfraternita della Misericordia e della Scuola Grande di San Marco.
Sono, tutte queste, tappe di un particolare itinerario italiano, di un viaggio nel passato della Penisola compiuto da un umanista che è anche un medico dei nostri giorni; un medico che non esita a mettersi in gioco – linguisticamente e cultural­mente – per comunicare qualcosa di più di un pur serio interesse, basato su una documentazione accumulata in tanti anni di onesti studi. Perché si tratta di invitare chi si interessa di medicina e d’Italia a un tuffo nel cuore della storia di una disciplina e di un paese, spesso disastrato dal punto di vista sanitario ma orgoglioso di aver dato un forte impulso a quell’Occidente che in un modo o nell’altro si prende cura degli altri e non li rinnega e annega per vili questioni di razze, di numeri, di lingue.     Luciano Curreri