Il nuovo lavoro di Sergio Costagli è fondato su ampie ricerche di archivio e inedite testimonianze, ma con grande attenzione cerca di sondare le contraddizioni di apparati complessi e opprimenti. Tanto la cronaca quanto il dramma dell’esecuzione del comandante Duccio si apre con gli incontri che l’eroe nazionale ha avuto soprattutto con gli esponenti torinesi di Giustizia e Libertà e ben presto ci si accorge che il carcere non lo renderà meno risoluto. Non mancano, tra i segni dell’atteggiamento ambiguo che il regime rafforzava considerevolmente essendo ormai in inesorabile declino, le deposizioni dei funzionari addetti alla detenzione, alla tortura e alla fucilazione. Dichiarazioni che ricompariranno durante i prolissi incontri tra parlamentari a seguito dell’amnistia togliattiana. Procedendo cronologicamente, sono descritte le fasi dell’entrata in clandestinità e di partecipazione alla lotta armata. Sul suo futuro il giovane avvocato cuneese non ha illusioni, l’arresto sarà una farsa, la sentenza è già stata decisa dal ministro Buffarini Guidi. I capitoli si sviluppano obbedendo a criteri di carattere tematico e trasportano il lettore in una partitura tra voci diverse, immerse in un’inattesa dimensione che invita a riflettere attraverso molteplici riferimenti. Non si può dire che la Resistenza sia un terreno agevole, eppure l’autore, senza cedimenti retorici, dà un ragguaglio importante, in modo incisivo e documentato, anche sulla condizione dei detenuti politici durante il fascismo.
Di particolare interesse, in appendice, il progetto ispirato al federalismo europeo redatto da Galimberti in collaborazione con Répaci, che l’autore introduce mettendo in rilievo l’importanza del dibattito che si sarebbe diffuso soltanto nel dopoguerra.