Il vivace epistolario fra Luigi d’Isengard e Giovanni Pascoli risulta utilissimo, in primo luogo, per mettere a fuoco le circostanze che accompagnarono la composizione della musica da parte del maestro spezzino Carlo Alfredo Mussinelli per il Sogno di Rosetta, ovvero per l’unico tentativo di melodramma pascoliano andato a buon fine. Ma la corrispondenza fra i due interessa anche per ricostruire e integrare (rispetto a più noti carteggi e repertori biografici) le notizie intorno a un periodo fondamentale nell’arco della produzione pascoliana: quei primissimi anni del Novecento in cui i rapporti col “fratello maggiore e minore” d’Annunzio sono tesi come non mai e che collimano con la prolifica stagione dei Canti di Castelvecchio.