Il disegno misterioso delle gallerie di una miniera abbandonata, i sentimenti nascosti negli scacchi di una tovaglia da osteria o nel fumo di una sigaretta, un paese inesistente contro cui viene mossa una guerra vera, due enigmatici gentiluomini d’altri tempi ospiti di una foto sbiadita: sono solo alcune delle immagini che il nuovo libro di Luca Arnaudo proietta a beneficio del lettore, attendendolo dietro gli angoli di storie sorprendenti dove sofisticata invenzione, curiosità dell’inatteso e una svagata erudizione sostengono felicemente il piacere della lettura. Attraverso un originalissimo impianto grafico – fatto di illustrazioni tratte da manuali per massaie della vecchia DDR o riviste ottocentesche di cultura universale, bozze di caratteri tipografici, diagrammi di circuiti elettrici – il libro si snoda lungo venti elementi narrativi che coniugano l’acume del saggio al gusto del racconto. Ne sortisce una riflessione serrata sulle forme dell’arte e lo statuto della parola scritta nell’età dell’immagine, che cattura l’attenzione dalla prima all’ultima pagina di un esperimento animato da quella poetica dell’esperpento teorizzata dallo scrittore spagnolo Ramón María del Valle-Inclán come deformazione programmata della realtà immediata. S’intende così, nel complesso dell’opera, un disegno a suo modo unitario, tracciato con uno stile difficile da ricondurre a modelli definiti, inattuale e precorritore al tempo stesso
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