Se vi capita di entrare nella bottega colma di quadri, stampe, aste lunghissime per cornici e se avete la fortuna di accedere al retro, sacrario riservato a pochi, è possibile possiate ascoltare una poesia in dialetto di Cesco Piumatto. Lievi, pacati, i versi scivoleranno sull’eco complice della bottega: melanconia ed umorismo compiranno il miracolo di un gioco sapiente ed intimo, tutto pervaso dei sentimenti più genuini della nostra terra. Così è Cesco Piumatto. Scrive e dipinge con il pennello intriso nei colori chiari delle nostre montagne, dei nostri fiori, dei nostri uomini, nel paesaggio senza retorica di questo angolo di Piemonte.
Forse, uscendo dalla bottega, non ci accorgeremo di dovergli gratitudine, perché siamo piemontesi e parliamo piemontese. Ma solo così, nella trasparente espressione dei versi, potrà sopravvivere, nonostante tutto, il nostro dialetto.
da Montagne Nostre (1971)