È un testo distopico e rastremato che racconta, quasi come fosse un soggetto cinematografico, la rivolta dei nuovi schiavi che combattono e conquistano la penisola italiana, svuotandola delle famiglie, dei boss, dei criminali, dei politici, dei tecnici piangenti, dei fanatici militari e di altre, (in)umane tipologie. Affidato volutamente alla parca descrizione di una carica iterata, ovvero a una marcia detta senza troppi fronzoli, che si gonfia via via e muove da Sud a Nord, tra paesi e città, e cui fa da contraltare la rappresentazione grottesca dei potenti che delinquono e perdono, il testo presenta un punto d’approdo che è un cul de sac, una strada chiusa. La rivolta si è estesa all’Europa – si intuisce alla fine del librino – ma è la rivolta a perdere, insieme a quell’Europa che ha saputo soltanto osteggiarla. Il vecchio continente sarà così facile preda degli USA(-UK), della Russia, della Turchia e del finto ma verosimile MATLE (cioè Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto) e dei fantomatici – ma sulla scena da tempo – Stati uniti sauditi e israeliani…