Perché si scrive e cosa significa l’atto stesso di scrivere. Un concorso letterario indetto dal caffè Giubbe Rosse di Firenze, celebre per essere stato il teatro delle vicende futuriste, poneva così il tema della scrittura: “Scrivo, dunque sono!”. Reagendo al bando di concorso, soprattutto al suo apostrofare diretto e al suo tono intimista, l’autore si lascia coinvolgere in una confessione sincera sulle motivazioni che lo spingono a seguire il detto latino: “nulla dies sine linea”, fino a trarne un modello di vita per le sue attività di storico e saggista. Rifuggendo dai percorsi mentali scontati e sterili, il saggio evita la prevedibilità delle romanticherie e dell’estetismo retorico argomentando in modo audace e spregiudicato una tesi inesplorata: la scrittura è un’attività erotica che implica il corpo e la libido, un impegno vitale, carnale, sessuale da cui scaturisce l’affanno di un godimento estetico. Se scrivere è esercizio fisico e lotta per formulare le idee come se ci si battesse per il possesso dell’essere amato, la scrittura non può che sprigionare energia, suscitare scintille, attivare un nuovo spazio di libertà.
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