Nel panorama urbano e architettonico di Cuneo, l’attuale palazzo Vescovile emerge sia per la posizione di rilievo – lungo la più importante arteria cittadina la “via Maestra” antica platea e ora via Roma – sia per la particolarità delle vicende che lo hanno coinvolto nel tempo: da residenza aristocratica, progettata ex-novo alla metà del XVIII secolo, a sede della Prefettura napoleonica tra il 1808 e il 1815, ad abitazione del Vescovo quando, nel 1817 finalmente si istituiva la Diocesi di Cuneo. Se la prima destinazione d’uso ha segnato indelebilmente l’assetto spaziale del monumento, le successive scelte funzionali lo hanno visto sempre protagonista.
Una data – 1749 – rivelata dagli Ordinati comunali segna l’inizio della sua costruzione e un’altra – 1751 – visibile sul camino da via Nota, ne segna la conclusione. In quegli anni proprietari erano i conti Bruno di Tornaforte, da poco nobilitati, sostenuti da una posizione economica di tutto rispetto poiché ricchi commercianti in seta che vantavano parentele con i nobili Galleani di Barbaresco, setaioli di Caraglio e Audiffredi di Mortigliengo, setaioli di Barcellonette. La costruzione della loro dimora si dimostra precoce rispetto al rinnovamento impresso dalla grande stagione barocca al volto edilizio della città, prevalentemente avvenuto nel secondo Settecento, e la soluzione architettonica adottata rivela un impianto chiaro e funzionale, un artefice fin’ora sconosciuto, ma sicuro e aggiornato.
Venduto l’edificio nel 1808 alla Municipalità di Cuneo e destinato a Prefettura del vasto “Dipartimento della Stura”, esso veniva utilizzato senza sostanziali trasformazioni fisiche, ma ridecorato dal pittore Gaetano Vigna che nel 1810 vi apportava prestigiose pitture allusive a Virtù, Arti e Battaglie. Nel dicembre 1817, all’indomani della Restaurazione e della formazione della nuova Diocesi di Cuneo, il palazzo accoglieva il primo Vescovo, monsignore Amedeo Bruno di Samone.