Una storia straordinaria di uomini straordinari. Nel 1928 Umberto Nobile aveva progettato di raggiungere per la seconda volta il Polo Nord con un dirigibile, del tutto simile a quello, il Norge, che gli aveva permesso due anni prima di conquistarlo insieme al grande esploratore norvegese Roald Amundsen. A bordo, tra gli uomini dell’equipaggio, c’erano anche l’ufficiale di Marina Adalberto Mariano, nativo di Rivarolo Canavese (TO) e il radiotelegrafista Giuseppe Biagi. Dopo aver sorvolato la sommità del mondo, l’aeronave Italia si era schiantata improvvisamente al suolo. Dieci uomini e la cagnolina Titina (mascotte della spedizione) erano stati sbalzati sui ghiacci, mentre altri sei erano restati intrappolati nell’involucro del dirigibile che non fu mai ritrovato. Nove uomini e la cagnolina erano malconci, ma vivi. Tra questi, vi erano Umberto Nobile, Adalberto Mariano e Giuseppe Biagi. I sopravvissuti, soli sul pack polare, avevano trovato precario rifugio in una tenda che diverrà famosa nel mondo come la Tenda Rossa e, mentre l’Italia ed altri Paesi organizzavano i soccorsi, Biagi cercava di trasmettere con la radio di emergenza i segnali per comunicare la loro posizione. Nessuno però li aveva sentiti. Vista ormai senza speranza la situazione, Adalberto Mariano ed altri due uomini erano partiti per una lunga e terribile marcia sui ghiacci in cerca di soccorsi. Il mondo intero seguiva la ricerca dei naufraghi con viva apprensione. Poi, finalmente, la radio di Biagi aveva fatto il miracolo ed i suoi segnali erano stati ascoltati da un radioamatore russo di Arkhangelsk che aveva dato l’allarme. Erano partite pattuglie ed aerei alla loro ricerca ed uno di questi era riuscito ad atterrare per portare in salvo Umberto Nobile ritenuto indispensabile per organizzare i soccorsi. L’aereo era tornato per imbarcare gli altri, ma aveva capottato sui ghiacci ed il pilota svedese era restato prigioniero con i naufraghi della Tenda Rossa. Lo stesso Roald Amundsen era morto durante le ricerche dei naufraghi dell’aeronave Italia. Adalberto Mariano e gli altri due uomini della sua pattuglia, intanto, avevano vissuto una tragedia inenarrabile. Uno di loro, Finn Malmgren, sfinito e congelato, aveva chiesto di essere abbandonato. Il comandante Mariano e Filippo Zappi, erano andati avanti, ma presto lo stesso Mariano, senza più forze, cieco e con un piede congelato, si era fermato. I due avevano atteso la morte, ma erano stati avvistati da un aereo russo che li aveva segnalati al rompighiaccio Krassin che li aveva raggiunti e poi aveva soccorso i superstiti della Tenda Rossa dopo quarantotto giorni passati tra i ghiacci. Le polemiche per il salvataggio di Umberto Nobile erano state feroci e sarebbero durate anni. Lo stesso Adalberto Mariano era stato oggetto, con Filippo Zappi, di un’accusa orrenda ed ingiusta: di aver lasciato morire o addirittura di aver ucciso, Finn Malmgren e di essersi cibati del suo cadavere. Adalberto Mariano, diventerà poi Prefetto di Cuneo dove resterà dal 1931 al 1935 .
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