Il Piemonte, oggi, è una regione famosa, in Italia e nel mondo, per le qualità della sua agricoltura e delle sue produzioni agroalimentari.
Ciò è il frutto di un processo virtuoso derivante da una serie di fattori, come la proverbiale serietà e laboriosità dei suoi produttori, il buon operato delle organizzazioni economiche e professionali, delle associazioni e delle istituzioni che hanno sostenuto tale processo anche con leggi e norme adeguate e all’avanguardia, specie nella tutela e valorizzazione. Qualità coltivate e sviluppate con la tutela del paesaggio agrario e rurale, la difesa
della biodiversità animale e vegetale, l’adozione di sistemi di coltivazione e produzione rispettosi dell’ambiente, del benessere degli animali da allevamento, la diffusione dei sistemi per garantire salubrità e qualità attraverso certificazioni, marchi, denominazioni. Da tutto ciò ha avuto origine un gran numero di produzioni agricole, agroalimentari e zootecniche, conosciute e apprezzate in tutto il mondo; prodotti che sono persino diventati simboli e oggetti di culto, sinonimo di bontà, genuinità, tradizioni, apoteosi del gusto, espressione dei territori che li producono e li propongono.
Questo libro ne ricostruisce la storia, ne descrive la straordinaria evoluzione, traccia il profilo e l’opera di tantissimi uomini e donne che, come singoli produttori e rappresentanti di enti, associazioni, consorzi, organizzazioni e istituzioni, hanno contribuito a creare la grande storia del Piemonte agricolo.
Un libro ricco di dati, valori, fatti, avvenimenti che danno subito il senso e le dimensioni particolari e complessive del Piemonte agricolo e del suo contesto economico-sociale, storico, civile, culturale. L’autore, con un affinato stile narrativo e con la chiarezza, la concisione, la “verità”, il “sentimento” (che in uno scrittore possono solo derivare dall’aver visto, sentito, vissuto le cose di cui parla), ci fa scoprire e riscoprire questa grande storia del Piemonte agricolo, in una dimensione, appunto, tra memoria e futuro.
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Il Piemonte agricolo tra memoria e futuro