Settantasette cose mi hanno colpito di questo testo, settantasette aspetti delle fotografie appese alle pareti. Settantasette che accorperò e ridurrò a dieci, le dieci ragioni che mi hanno subito conquistato.

Uno. Il linguaggio

Due. Carlo non rinuncia mai all’ironia.

Tre. La raccolta sembra all’inizio un flusso di coscienza, poi si rivela un vero e proprio esame, della coscienza singola del poeta e di quella collettiva dei lettori.

Quattro. C’è l’infanzia: la mia, la tua, la nostra e anche la sua, di Carlo, che anche nei momenti peggiori guarda bonariamente e a volte con nostalgia a quel periodo in cui era facile trovare le soluzioni ai problemi.

Cinque. La personificazione, che sfocia quasi in animismo.

Sei. L’attenzione ai margini, ai marginali, agli emarginati.

Sette. L’autore analizza i meccanismi che soggiacciono a certe nostre discutibili scelte – o reazioni – quotidiane.

Otto. Gli omaggi accorati ai diversi artisti che sono stati precursori e ispiratori.

Nove. La poetica dell’immaginazione e l’immagine dei poeti.

Dieci. L’elemento autobiografico.

(dalla postazione)