Camminare sui sentieri di montagna e di pianura, ripercorrere passo dopo passo, impronta dopo impronta i luoghi vissuti durante l’esperienza resistenziale, questo e molto altro èquanto ci regala la lettura del libro di Aurelio Verra. La sua è una testimonianza viva, acuta e particolareggiata.
I luoghi, ma soprattutto gli uomini vengono descritti con tratti che li rendono vivi, visibili con una forma netta e definita. È la vita di giovani uomini che si trovano a dover fare i conti con la storia e con le proprie scelte, con un’esperienza che li cambia, che cancella la gioventù lasciando, anzi, il dubbio che questa sia mai esistita… Verra è un ufficiale che, l’8 di settembre, si trova nella caserma Vittorio Emanuele II a Cuneo. Non giungono ordini e si attende, mentre la fiumana della 4a armata giunge in città ed è il caos… Con una bicicletta lascia la caserma e, recuperando armi per la via, sale in montagna… La dimensione quotidiana e intima della vita del partigiano, legata al proprio sentire, ai propri affanni e affetti, alla sopravvivenza, viene descritta con dovizia di particolari. I partigiani non avevano nulla e dovevano togliersi da soli dagli impicci. I giorni sono duri, la stanchezza, il freddo, la fame mettono alla prova… I tedeschi sono figure di metallo colato, giganteschi, terribili ed impressionanti, ma lo sono ancora di più le loro azioni, come l’incendio di San Damiano dove passa la ventata dell’odio e distrugge le pietre. Ma nonostante tanto odio, che sorpassa la riserva che ogni uomo può accumulare in se stesso, non tutto è distrutto…
Sarà proprio la gente di montagna con la propria vita, la solidarietà, l’aiuto reciproco a dare ai partigiani la forza per continuare, per resistere anche in quel freddo ultimo inverno di lotta del 1944-45…
dalla prefazione di Sandra Viada